16 settembre 2008 - ANIEF
Intervista sul sole 24 ore del 15 settembre di Marcello Pacifico
Solo per capire come si diventa insegnanti, in Italia, è quasi necessaria una laurea. Se poi si intende insegnare veramente, oggi ci si scontra con il blocco delle graduatorie provinciali, deciso con la Finanziaria 2007, e con lo stop alle Scuole di specializzazione per l`insegnamento secondario (Ssis): con il risultato che oggi manca un percorso formativo certo per salire in cattedra.
Il rebus del sistema italiano di reclutamento dei docenti non è mai stato facile da decifrare: per raggiungere la meta esistevano diverse strade, alternative o addirittura "cumulative". Al centro fino a oggi- c`erano le Ssis, istituite nel 1990 alla luce degli accordi di Lisbona. Attivate solo otto anni dopo, le Scuole però oggi sono state chiuse: il decreto legge 112 del 2008 ha sospeso l`avvio del X ciclo che dovevapartire quest`anno.
«Si è trattato di un atto dovuto, di onestà intellettuale», come lo ha definito lo stesso ministro dell`istruzione Mariastella Gelmini, dal momento che l`accesso alle graduatorie è bloccato. Lo sanno bene i quasi i2mila iscritti al IX ciclo, che ora stanno frequentando il secondo anno: tagliati fuori dalle liste provinciali, stanno lottando per essere comunque riconosciuti come l`ultima "classe" delle Ssis.
Sono circa 70mila i «sissini» che negli ultimi dieci anni hanno frequentato il corso biennale nella speranza di ottenere, prima o poi, una cattedra. Un obiettivo che per molti resta ancora un miraggio: dal 2000 al 2007 nelle gra duatorie ad esaurimento si sono iscritti oltre 28mila «sissini» per la scuola secondaria di primo grado e 44.500 per quella di secondo grado. In base agli ultimi dati disponibili, nel 2005-06 meno di tre «sissini» su cento hanno ottenuto una cattedra di ruolo (gli altri si dividono tra supplenze e incarichi temporanei): su 34.777 docenti immessi in ruolo solo 985 avevano frequentato la Ssis.
«Non c`è motivo di cambiare il sistema di formazione - afferma Marcello Pacifico, presidente dell`Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione -. Il problema non sono le Siss, che ad oggi sono il migliore sistema di formazione, ma le modalità di accesso alla professione».
I sostenitori delle Ssis in questi giorni sono sul piede di guerra: la paura è che il lavoro svolto finora venga dimenticato, se non addirittura spazzato via dalla nuova riforma. «E sbagliato accusare le Ssis di eccessivo pedagogismo continua Pacifico - solo perchè non si è mai voluto monitorare l`attività svolta».
L`area psicopedagogica copre il 30% delle 800 ore e il restante 70% è dedicato all`approfondimento disciplinare. «In base alle ultime dichiarazioni del ministro.- aggiunge il rappresentante dell`Anief- sembra che gli insegnanti finora non abbiano mai fatto pratica. Eppure il tirocinio occupa altre 400 ore à scuola in orario curricolare, seguiti dai tutors».
Al di là della posizione a favore o contro le Ssis, tutti concordano can la necessità di rimettere mano al reclutamento. «Il sistema andava cambiato subito - afferma Gaetano Brunetta, presidente del coordinamento nazionale delle Ssis -. Le scuole hanno elevato la formazione degli insegnanti, ma presto si sono create delle fortissime incrinature a causa della doppia modalità di accesso, tramite concorso oppure attraverso le graduatorie».
Oltre a riformare il sistema, infatti, presto bisognerà trovare una soluzione per smaltire le lunghe liste d`attesa.
Michela Finizio
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